Circolo Didattico Cesare Battisti Mestre

Ti trovi nella pagina: storia delle perle
Le origini degli ornamenti

I ritrovamenti delle prime perle ricavate da ossa o denti di animali risalenti alla scoperta dell’uomo di Neanderthal ci testimoniano che esse hanno esercitato sempre un enorme fascino sui popoli fin dalla preistoria.

I primi cacciatori organizzati avevano l' abitudine di portare al collo alcuni pendenti con la funzione di portafortuna.

L’ornamento ha un significato simbolico: le teste di animale ad esempio avevano il potere di trasmettere la forza ed il coraggio dell’animale ucciso e di allontanare gli spiriti malefici.

I monili sono stati ritrovati, assieme agli oggetti di uso comune, nelle tombe e ciò fa supporre che già da allora l’uomo credesse nella vita dopo la morte.

Con l’era glaciale inizia un periodo di grande silenzio che avvolge anche la storia delle perle.

Le prime forme di artigianato e di commercio risalgono al  6000 a.C. quando si sviluppa in Siria, Libano e Turchia una nuova civiltà e sorge la prima città organizzata CATAL HUJUK. Sempre in questo periodo che ricompaiono le perle.

Ma non dobbiamo pensare alla perla come quella moderna; ossa, teschi di animali, sassolini del greto dei fiumi e le conchiglie delle sponde del mare, forniscono collane, bracciali, orecchini.

Con il tempo la perla si trasforma, si impreziosisce: è una pietra dura (lapislazzuli, turchese, ambra, corallo) e viene usata come merce di scambio in tutto il bacino del Mediterraneo. Lo scambio avviene però con i materiali grezzi più che con le perle finite, perciò si deduce che ogni civiltà producesse al proprio interno le sue perle.

 

Sepoltura e ornamenti

Grazie all' archeologia siamo in grado di ricostruire parte del passato dell’uomo e capire che la storia della sepoltura ci dà notizie anche sugli ornamenti usati dall’uomo nel tempo.

La stirpe denominata dei Grimaldi

Presso Mentone, comune francese situato sul confine tra Italia e Francia, e precisamente nelle grotte denominate "dei fanciulli dei balzi rossi", in una tomba comune, sono stati rinvenuti  i resti due scheletri risalenti al 60.000 a.c. e appartenenti ad una stirpe denominata dei Grimaldi. Avevano una disposizione indubbiamente particolare: giacevano in posizione rannicchiata; il  corpo di un giovinetto, dai quindici ai diciassette anni, ricopriva quello di una vecchia, tanto che gli scheletri risultarono sovrapposti. Erano individui di bassa statura, con arti di una certa lunghezza, dentatura vistosa è tipica delle razze negroidi. Certamente queste popolazioni provenivano  dall'Africa e vissero in Italia durante una fase climatica di tipo subtropicale: calda e umida. 

Al momento dello scavo fu possibile osservare che la vecchia conservava attorno al polso e al cubito sinistro un braccialetto di conchiglie marine di fattura lussuosa e ricercata. Attorno al capo del giovane, adagiato pietosamente in una sorta di cassetta formata da lastre di pietra girava una specie di corona con quattro file di conchiglie marine: elegante e raffinato.

immagine che raffigura una collana di conchiglie
Cro'-Magnon 

Sempre dalle caverne presso Mentone furono rinvenuti i resti di un'altra razza denominata Cro-Magnon.

Probabilmete si trattava di gente non molto diversa da noi. Gli uomini erano di corporatura atletica e ben conformata; le donne erano di bassa statura e robuste. In un'unica sepoltura, sopra uno straterello di ocra rossiccia, è stata trovata una intera famiglia di tre persone, un uomo, una donna ed un fanciullo. Ai morti, dunque, si lasciava intatta la serie degli oggetti di carattere personale. Questo lo si può dedurre dal ritrovamento di preziosi ornamenti quali: collane formate con dentini di cervi, conchiglie e vertebre di pesci. All'elegante completo ornamentale appartenevano anche  lussuosi e rarissimi pendagli di osso e d'avorio .

Gli Aurignanziani

Derivano il loro  nome dalla località francese di Aurignac  località dove sono state rinvenute le prime testimonianze del periodo paleolitico in cui vissero. Essi amavano adornare le loro persone con braccialetti ed altri rudimentali monili usati soprattutto come amuleti così come oggi qualcuno porta cornetti ed altri ciondoli portafortuna. Uno di gran pregio era la terribile zanna dell'orso delle caverne chevenva indossata   dopo essere stato forata alla base.

I resti del "bambino ibrido"

Le tracce di un accampamento umano preistorico vennero alla luce nel 1998 vicino a  Fatima in Portogallo all'interno di alcune caverne. Con frammenti di ossa, utensili in pietra e carbone vegetale, i resti di antichi focolari fu ritrovato lo scheletro  di un bambino sepolto 25.000 anni fa; probabilmente un maschio di quattro anni. Il corpo era stato dipinto con ocra rossa. Al collo aveva una conchiglia forata, forse i resti  di un ciondolo. Vicino ai frammenti del cranio vennero trovati tre denti di cervo bucati, forse ornamenti di un copricapo distrutto dal tempo. La particolarità di questo scheletro, da cui deriva il nome, sta nel fatto che presentava alcune caratteristiche dell' uomo di Neanderthal e altre della razza Cro-Magnon. Gli scienziati fecero un'ipotesi che potesse trattarsi di un ibrido. Ipotesi molto controversa perché molti studiosi ritengono che due specie non possono incrociarsi.

Il neolitico 
immagine di punte a ogiva

Nella  località di Sungir furono rinvenuti i resti di due ragazzi, un maschio e una femmina sui 13-14 anni, disposti testa contro testa  e forse sepolti contemporaneamente. Ognuno dei due scheletri è circondato da circa tremila grani d'avorio che adornavano le vesti funebri. Dalla disposizione di di piccole sfere in  fila  lungo le gambe del maschio si intuisce  che indossava dei pantaloni, mentre i cerchi di perline al di sotto delle ginocchia fanno pensare al bordo di stivali. Cintura e copricapo erano ornati con denti di volpe artica; sul bacino invece spiccano i denti di un leone delle caverne. La ricchezza  degli ornamenti fa pensare che in alcune società dell'era glaciale avesse cominciato a manifestarsi una qualche gerarchia sociale: ragazzi di quell'età non potevano certo aver accumulato una tale ricchezza. E' molto probabile invece che appartenessero a una famiglia potente, oppure che ci fosse qualcosa di speciale nella loro morte, qualcosa che indusse la tribù a seppellirli con quei tesori.

Il  mesolitico

In una grotta ligure si trovarono i resti di un ragazzo ben fornito di numerosi oggetti ornamentali. Era deposto su uno  strato di ocra rossa, cosa abbastanza solita perché probabilmente l'ocra rossa doveva ricordare il colore del sangue e la luce solare. Lo scheletro del giovane giaceva disteso, leggermente piegato sul fianco sinistro; accanto giaceva un lussuoso corredo di oggetti funebri: un copricapo, fatto di conchiglie marine, gusci di ricci di mare e canini di cervo; un braccialetto sempre di conchiglie alternate a pendaglietti d'osso. La mano sinistra del giovane impugnava ancora una affilatissima lama di selce. Quattro solidi bastoni di comando, ricavati da ossa lunghe di alce, con fiori e decorazioni completavano il  corredo funebre.

Doni funerari

Nelle  tombe presso Mehrgarh, nella valle dell'Indo, risalenti all'epoca  tra il 6.000 e il 5.000 a.c. si trovarono i  doni funebri sepolti assieme ai morti adagiati in fosse a fianco di muri di mattoni di fango. La presenza di collane di turchesi dell'Asia centrale e di lapislazzuli afgani fa ipotizzare che esisteva uno scambio di materiali anche su distanze chilometriche. 

Età del rame

Dei guerrieri iberici che scesero  in Italia e sottomisero  le miti e pacifiche popolazioni dell'ultimo neolitico è nota la cura con cui seppellivano i loro morti: in posizione distesa o rannicchiata, con accanto come corredo tutte le armi o gli oggetti più cari e di maggior pregio. Tra questi:  la veste finemente ornata con filamenti metallici; le ricche ornamentazioni eseguite con piccole placche forate di madreperla; il vasellame più bello e, a volte, anche lunghi e preziosi spilloni d'argento.